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Riflessioni sulla rivoluzione

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Messaggio  Aster_x Lun Apr 08, 2013 8:39 pm

Riflessioni sulla rivoluzione
di Adam Tiburzi

Conservato anche presso la biblioteca spinozista



Potete visionare copertina e parti del libro semplicemente aprendo queste parti:

Copertina del libro

Prima Parte

Seconda Parte

Terza Parte



Della Rivoluzione

Rivoluzione come forza di cambiamento in risposta all'imposizione, tipica tecnica del potere finalizzata a conservare il potere stesso e tutti i suoi ingranaggi, nel più completo funzionamento.
Il potere preserva sé stesso dal cambiamento con molteplici armi: cultura pilotata, strategia del terrore, isolamento degli individui "scomodi", mezzi fisici che si avvalgono di mezzi mentali facendo presa sulle più profonde paure umane e le conseguenti
insicurezze come il bisogno di identificazione, di sentirsi parte di qualcosa, di avere un "ruolo" nel teatro della vita.
La rivoluzione va a minacciare i pilastri del potere, avvalendosi della base di tutto ossia l'azione popolare. 



Gli attori della Rivoluzione

Il popolo unito, che agisce coordinatamente come forza di cambiamento, è il malcontento che diviene azione atta a migliorare le situazioni. Talvolta si usano la controinformazione o le azioni sovversive volte a mettere in difficoltà il potere senza l'uso immediato della violenza, come la pacifica disobbedienza
civile, spingere il proprio cammino nella direzione voluta, senza curarsi di ciò
che le leggi del potere impongono, 
armandosi solo della propria pazienza e convinzione interiore.


I modi della Rivoluzione


Se parliamo di rivoluzione armata il rischio maggiore risiede in questo semplice fatto:
la forza rivoluzionaria, nel momento in cui riesce a sconfiggere il potere che governa e impone, prende esattamente il posto di esso, e rischia di divenire la stessa cosa governando e imponendo.
Diviene un mostro simile, con un'altra faccia, ma dotato dello stesso cuore avido;
una macchina ben progettata che alimenta se stessa manipolando coloro che restano subordinati.
Dunque, il rischio della rivoluzione risiede nella possibilità di trasformarsi in ciò che si combatte, coprendosi di alibi puramente teorici e campati in aria per giustificare la propria avidità ed il proprio bisogno di imporsi con prepotenza su ciò che si ritiene sbagliato, inferiore o, semplicemente, utile ai propri scopi.
E' quindi buona cosa che la forza rivoluzionaria sia concepita come qualcosa di passeggero, qualcosa
che esprima sé stessa nella maniera più nobile e più fedele alla causa, un vento che pulisce, un colpo che ristabilisce l'ordine con la gentilezza del caos, non qualcosa che punti a sostituirsi al potere impositivo.


La cooperazione rivoluzionaria e rischi della rivoluzione pacifica

Questo tipo di potere può essere sostituito solo dalla cooperazione degli individui che agiscono in armonia e pacifica fratellanza per il bene di tutti, senza voler togliere a nessuno. Spesso questo tipo di organizzazione è impossibile da gestire sul piano reale e prende appunto il nome di utopia.
Se invece ci soffermiamo sulla rivoluzione pacifica, il rischio più forte consiste nel fatto che tutto possa essere soffocato nel sangue poiché spesso il potere non ha la minima voglia di ascoltare, in quanto l'ascolto non porta alcun guadagno e, per quasi tutti i poteri, la morte di qualche innocente è poca cosa confrontata alla perdita dei propri interessi politici ed economici.
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