Casato Corleone
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Corridoio delle letteratura, opere degli artisti di palazzo sulla famiglia Corleone

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Messaggio  Aster_x Sab Nov 10, 2012 7:42 pm

Il mecenatismo
Di dama Altervivi,
artista mecenate del Nobile Casato Corleone.

Quando il sole fa capolino
e nel palazzo regna il silenzio
c'è chi si sveglia di buon mattino
per comporre un grande annunzio.
Che sia un po' di colore su una tela,
dell'inchiostro su una pergamena
o qualche nota composta con l'arpa
Non importa:
E' comunque arte.
Non sempre però
le persone illuminate
sono molto fortunate:
Le loro idee non sono accolte
e tutto svanisce in una notte.
Ma c'è un posto qui vicino
dove al calar del sole,
se si ascolta con attenzione
si ode un violino.
Non fa rumore, è ben apprezzato
perché in quel palazzo esiste un lato
dove tutte le dame e i messeri ispirati
possono esporsi liberamente
senza paura di esser giudicati.
E il compenso l'hanno anche:
la difesa ed l'alloggio
in terre tanto prestigiose
come quelle dei Corleone.
Possiam vedere appena entrati
nella possente reggia
grandi statue di personaggi
tanto conosciuti.
Dal Visconte al Barone
ogni dipinto o scultura
rappresenta la magnificenza
di quelle persone
che tanto han sostenuto
chi davvero aveva talento.
Ed il fenomeno a poco a poco si espande
prendendo il nome di mecenatismo.
Io ci credo a tutto questo
so che sarà molto richiesto
andando avanti col tempo
perché i nobili si accorgeranno
che l'arte non può avere futuro
se non la sosterranno.



La Viscontea di Itri e la storia della sua liberazione.
Di dama Altervivi,
artista mecenate del Nobile Casato Corleone.

Le guerre, si sa, sono molto frequenti
soprattutto in queste terre ambite dai potenti.
Si narra d'una lotta però molto importante
combatuta tra i Corleone e Sir.Johnny
per un possedimento abbastanza rilevante.
Si parla d'Itri, della viscontea collinare
dove Lord Enrico Corleone doveva dominare;
dal popolo ed i nobili era rispettato
ma qualcosa la sua ascesa aveva bloccato.
Monsignor Borgia si barricò nella rocca
solo spietate uscivano dalla sua bocca
ma era solo ed abbandonato
anche i suoi amici le spalle le avevano voltato
le difese aveva preparato
solo per paura di esser ammazzato
da chi un tempo l'aveva difeso
ed ora si volevano togliere un gran peso
che i rancori e la rabbia avevan portato avanti.
Grandi punti strategici avevano a disposizione,
come Formia, Navelli e Campodimele,
si cercava comunque una soluzione,
senza arrivare alla guerra troppo crudele.
Il Conte Jenin era un mediatore
che nella catastrofe voleva aiutare
ma ciò che dominava era il malumore
e si fece da parte, perché ognuno faceva come gli pare.
Arriviamo al punto, o almeno così si dice,
dove la storia entra nella parte più felice.
Dopo troppo tempo passato a litigare,
si passa all'azione, nessuno voleva più giocare,
però, alla fine, completata la barricata,
una bandiera bianca sventolava: la resa era arrivata!
Lord Enrico alla fine poteva di nuovo governare,
col popolo di Itri voleva festeggiare.
E questa storia si narra di generazione in generazione,
facendo capire che nella vita ci vuole ribellione
ma a volte la guerra non è importante
se ci son buoni valori e pace, tutto il resto è insignificante.



Il casato Corleone (Prova)
Di messer Roger2
artista mecenate del Nobile Casato Corleone.

Famiglia forte e illustre, come quercia irremovibile
Che allunga i rami Augusti armati di onesto ardire
contro mille tempeste fino al brillar del sole
combatte per i giusti, e per chi vede soffrire.

Nulla potea fermare il giovane Corleone
quando per le ingiustizie sguainava la sua lama
Correva sempre in aiuto per singolar tenzone
e non importava certo se per messere oppur per dama.

Crebbe cosi il suo tronco correndo verso il cielo
austero e luminoso tra rami sempre in fiore,
a volte però coperto da triste e mesto velo
la dove, arriva il giorno in cui un suo figlio muore.

Solo la vicinanza di colei che ha tanto amato
ha potuto ridargli forza dopo il tragico momento
Lei che mai nulla ha chiesto, ma cosi tanto ha dato
piccola bella rosa, dal profumo dolce e intenso.
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Messaggio  Aster_x Sab Dic 01, 2012 8:11 am

Storia del casato Corleone
Di messer Roger2,
artista mecenate del Nobile Casato Corleone.

Capostipite del Casato Corleone, fu tale Calogero Corleone, figlio di contadini che, per la sua astuzia e per l'indomito coraggio dimostrato in battaglia, riuscì a divenire, presto, un ricco possidente terriero del paese di Corleone (Sicilia), dal quale deriva il nome del Casato.
Sin da giovane non lesinò le forze nel lavorare i miseri campi di famiglia, la sua fronte intrisa di sudore e il suo braccio ben avvezzo alla fatica, furono i compagni di un'infanzia piena di stenti e di fatica.

La, dove la messe
piange la sua rugiada
inchinandosi alle ombre
di chi li, perse la vita
e come niente fosse
gli umori della luna
creano aiuole sopra tombe
annoccate come dita.

E' proprio su quell'agone
ormai campo fiorito
tra il vento fresco e lieve
profumato di forza e onore,
che Calogero Corleone
dall'amor fu concepito
e come fa il bel bucaneve
deflorò il manto sbocciando in fiore.

Non so se nella sua anima
restò la sofferenza
o il senso di giustizia
che un dì armò, chi ha combattuto
però so che ad ogni lacrima
regalò la sua speranza
e anche sol con la carezza
ai più deboli donò aiuto.

Iniziò cosi il percorso
tempestato di male e bene
rattoppando l'inesperienza
col suo senso del dovere,
con il cuore ancora intonso
di passion che da il piacere
lui forgiò la sua esistenza
nel crogiolo dell'onore.

"chi alla sua onestà rinuncia
avrò solo duro pane"
fu il valore più importante
che imperlava il suo futuro
ed in legno di una quercia
venne inciso nel blasone
dagli artigli di un rosso ruggente
su una batacchiata d'oro.


Fu intorno alla fine del XIV secolo che il giovane Vito ebbe la possibilità di rivalsa.
La peste e la malaria divoravano uomini e bestiame e, per i poveri contadini, non vi era quasi possibilità di sopravvivenza. I raccolti non erano più sufficienti a sfamare donne e bambini e parecchi si lasciavano morire in preda alla disperazione e abbandonati dalle forze.
La bramosia dell'uomo e la sua enorme avidità di potere, avevano portato un Signorotto locale, tale Don Ferdinando Calaiò, ad una guerra,approfittando della debolezza della popolazione, per la conquista delle terre circostanti a Corleone appartenenti, da sempre, al nobiluomo Don Giuseppe Corinzi Moncada.
Fu allora che il giovane contadino decise di mettere la sua vita e la sua spada al servizio del nobilotto locale, per avere in cambio cibo con cui sfamare la famiglia.
Furono mesi sanguinosi e dolorosi.
Vito si distinse ben presto in battaglia e il suo coraggio fu determinante per risolvere il conflitto a favore della sua compagine.
Ciò fruttò ai Corleone il riconoscimento di un appezzamento di terre nei pressi dell'omonima cittadina, e il tributo, per Calogero, a Signore di Corleone.
Proprio per il suo modo di gestire gli affari, la sua forza e la sua eleganza,ben presto tutti iniziarono a chiamarlo “Don Calogero Corleone”.
I suoi possedimenti iniziarono a prosperare e l'agiatezza della famiglia continuò a crescere a dismisura.
Divenuto uomo illustre in quel di Sicilia, Don Calogero, allargò ben presto i suoi orizzonti e iniziò a commerciare con le cittadine circostanti.
Rimasto, oramai solo, a causa della scomparsa dei propri genitori, Calogero non si dette per vinto, e continuò alacremente a gestire ciò che dalla vita aveva conquistato.
Durante uno dei suoi viaggi d’affari, per conto del Vicario Cardinalizio della Chiesa di San Marco in Palazzolo Acreide conobbe, a Palermo, Donna Carmelina Clemenza, sorella di Pietro Fabrizio Salieri Clemenza, abilissimo commerciante.
L'incontro tra le due famiglie, ma soprattutto tra i due giovani, portò ben presto al matrimonio tra Calogero e Carmela.

Come poteva quella notte
essere più bella di ieri
eppure le stesse stelle
brillavano con gli stessi tremori,
disegnavano le stesse rotte
sopra gli stessi mari
sarà che le vide riflesse in occhi che parevan non veri.

Eppure esistevan quegli occhi
diamanti su perfezione di seta
tanto limpidi da far invidia agli specchi
tanto vividi da far invidiar altra vita.

A lei, che già lo poteva tenere
sopra una tela sospeso
fatta di rasi e d'organza
e di viole profumata,
chi è, quello che può non amare
Cloui che in paradiso
agli angeli tolse l'essenza
ed in terra l'avea ricreata.

A lei, che con un solo sguardo
si tuffò nel fondo dell'anima
sciupando con purezza arrossita
le gote del dolce viso
E lui, per riuscire a sfiorarlo
s'augurò d'essergli lacrima
perchè fosse da lei assorbita
fino a infrangersi sul suo sorriso.

Lei alito, di farfalle bianche
che cren mille scie nel cielo sereno
lei palpito, di stelle stanche
che in brine vengo costrette
lei amica, compagna ed amante
scritta per sempre nel suo destino
lei batter di ciglia, che eterna l'istante
chiudendo "Ti amo" tra virgolette.


Successivamente alle nozze tra Don Calogero Corleone e Donna Carmela Clemenza, venne ufficialmente fondato, il Casato Corleone.
Il blasone di famiglia è rappresentato da uno scudo sul quale è raffigurato un leone rosso che cinge in una zampa una campana dorata, simbolo che richiama il nome,ma soprattutto la forza della famiglia.
Dal matrimonio tra Don Calogero e Carmela, nasce il primogenito Santino Corleone,perito in battaglia,dopo aver combattuto con onore e coraggio.
Enorme fu il dolore di Don Calogero e di Donna Carmela quando un manipolo di soldati riportò a Palazzo il corpo senza vita del giovane Santino.

Madre.

Come al non fargli male
con gesti muti e lenti
il corpo hanno appoggiato
sopra la bianca pietra,
due angeli di marmo
con gli occhi a lui rivolti
drappeggiano un velluto
che copre la ferita.

Adesso può incontrare
color che l'hanno amato
e a madre e padre dare
l'estremo suo saluto.
Diteglielo per favore
che il cielo lo ha richiamato
ma è vivo dentro il cuore
di chi lo ha conosciuto.

La mano sua tremante
sposta il ciuffo dalla fronte
mentre l'altra sopra il petto
pare aspetti altro respiro,
sulle labbra l'espressione
di chi or non ha più niente
e offre l'anima alla morte
per un altro suo sospiro.

diteglielo ora....
Mentre sprofonda il viso
tra le mani sue congiunte
fredde come ferrea croce.
Che sappia... che l'aurora,
pur se ha il corpo ancotra intriso
nell'inchiostro della notte,
ogni giorno dona luce.

Direglielo....
Che non si chiede mai la foglia
perchè fu sacrificata
e dal ramo del tradimento
or ricresce ancor più bella
Diteglielo....
che è una O di forte doglia
che una luna deflorata
grida al nero firmamento
partorendo un'altra stella....

Diteglielo....


Federico Corleone, secondogenito della stirpe, perde, invece, la vita durante un agguato nei pressi di Firenze,mentre si trovava in viaggio di piacere. Il suo convoglio venne assalito da una banda di briganti che, a tradimento e in modo vile, attaccarono il giovane viandante.
Il terzogenito, Michael Corleone (detto Donmichaelcorleone) divenne, in seguito alla morte dei fratelli, erede legittimo della famiglia e iniziò a seguire le orme del padre e ad interessarsi di affari.
Sin da giovinetto fu educato in modo convenevole al lusso e all'uso della spada.
Abile stratega ed elegante spadaccino, conquistò ben presto fama e potere, accrescendo, non poco, l'ingente patrimonio di famiglia.
Numerosi altri figli nacquero dal matrimonio di Don Calogero e Carmela: Cleopatra (Cleopatra01), Viviani (Viviani), Kevin (Kevin7378), Susan (Susan3), Oswald (Oswald), Maria (Mystic).
Dopo il primo ventennio del XV secolo, la famiglia, fu colpita da una profonda crisi economica, dovuta ad un attacco ai possedimenti terrieri da parte di briganti del luogo, che tentarono di conquistare con la forza i terreni circostanti. La storia si ripete, ma questa volta, anziché essere a seguito di un possidente terriero nella difesa delle proprie terre, sarà la stessa famiglia Corleone chiamata a difendere ciò che negli anni aveva conquistato. Ben presto, a causa della violenza e della pericolosità delle battaglie, la famiglia si disgregò, i fratelli si divisero e furono costretti ad emigrare in diverse città del Nord.

L'invidia


I fulmini spaccano i cieli
che poi tornano sempre sereni
la morte estirpa i bei fiori
ma Lui ricoltiva i lor semi.

Muoiono e rinascono
i lor figli dell'amore
tutti con un solo nome
tutti d'egual valore.

Crescono le loro terre
il rovo diventa alloro
ridonda in ogni valle
la loro campana d'oro.

Galleggiano delle ninfee
nel loro magico stagno
tante, quante le idee
che arricchiscono il loro regno.

Ma vile e trasparente
la ragnatela insidia
fili di bava infestante
rilasciati dell'invidia,
scivola cosi, invadente,
dentro il cuore della gente
strascicandosi tra le ombre
la sua trama color diamante,
s'infiltra poi nella mente
come un cucùlo che ruba il nido
poi uccide vigliaccamente
se non è, del suo sangue il grido.


Don Calogero Corleone, braccato dai vari creditori, dovette vendere molte proprietà, riuscendo, però, a tenere con sé l’antico Castello Corleone, casa dove ebbe i natali il Casato e che vide nascere la sua numerosa prole.
In seguito alla morte di Don Calogero Corleone e a quella di sua moglie Carmela, il Castello cadde in rovina, abbandonato a se stesso.
Michael Corleone (Donmichaelcorleone), dopo la morte del padre, assunse il rango di Capofamiglia e, in quel di Orbetello, iniziò a ricongiungere i suoi cari sparsi nel suolo italico, convinto, un giorno, di riconquistare ciò che per diritto gli apparteneva.
Fu così che il Casato Corleone ricominciò a vivere e, pian piano, a riconquistare ciò che gli era stato sottratto indebitamente.
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